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Piacenza, rivolta nel carcere delle Novate: polizia in tenuta antisommossa. Ma dei detenuti non importa più a nessuno anche se sono lo specchio dell’Italia

Una rivolta è scoppiata questa mattina all’interno del carcere delle Novate, a Piacenza. I dettagli restano ancora frammentari, ma secondo quanto emerso finora, alcuni detenuti avrebbero dato il via a disordini in un’ala dell’istituto penitenziario, costringendo gli agenti della polizia penitenziaria a intervenire in tenuta antisommossa per cercare di ristabilire l’ordine.

I detenuti però sono dimenticati da tutti

Non si conoscono ancora le cause precise della protesta, né l’eventuale presenza di feriti, ma la tensione è salita nel giro di poche ore. In mattinata, sul posto erano arrivati anche i sanitari del 118 e i vigili del fuoco, allertati per un principio d’incendio. Il loro intervento, però, è stato revocato poco dopo. Intanto, si apprende che sono stati richiesti rinforzi anche da altri istituti penitenziari.

La scena che si sta consumando a Piacenza è solo l’ultima di una lunga serie, ma ormai sembra quasi non fare più notizia. Le rivolte nelle carceri non scuotono nessuno. Non la politica, non l’opinione pubblica. I detenuti – salvo rari casi – sono stati rimossi dall’orizzonte civile. Come se non esistessero. Come se non fossero cittadini, esseri umani, pezzi di una società che si ostina a non volerli vedere.

Eppure il segnale è forte, ed è sempre lo stesso: il carcere scoppia. Non solo in senso numerico, ma anche sociale, psicologico, umano. Sovraffollamento, carenza di personale, condizioni disumane. Chi entra, spesso esce peggio di com’era. Ma il sistema preferisce ignorare. Finché qualcuno non urla. O incendia. O si impicca. Ed è lì che la macchina dell’indignazione finta si rimette in moto per ventiquattr’ore, giusto il tempo di archiviare l’ennesimo grido nel vuoto.

Se chi ha responsabilità continua a ignorare il problema, se si continua a credere che un detenuto non conti nulla finché non crea danno, allora non si è capito niente. Né del carcere, né della giustizia, né della sicurezza. Perché un sistema penitenziario abbandonato produce solo altra violenza. Ed è proprio quello che oggi è esploso, ancora una volta, dietro le sbarre di Piacenza.

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