
“Unisciti ai tuoi”. È lo slogan della propaganda militare russa, “Prisoediniasya k SVOim”, per spingere giovani e meno giovani a firmare un contratto e partire per la guerra in Ucraina. Ma il vero incentivo non è patriottico: è economico. Milioni di rubli per chi combatte, ancora di più per chi muore.
Quindi quanto vale la morte in Russia?
Secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, nel solo 2024 sarebbero già 450 mila i nuovi arruolati nella cosiddetta “Operazione Militare Speciale”, con una media di mille reclute al giorno. “Vladimir Putin ha imparato la lezione del 2022”, scrive il quotidiano, “quando fu costretto alla mobilitazione parziale. Ora preferisce spendere: pagare i vivi, risarcire i morti”.
Chi entra nelle forze armate russe riceve immediatamente “2,3 milioni di rubli”, circa “24.600 euro”. Poi ci sono “400 mila rubli” (4.290 euro) come cifra standard iniziale stabilita dal Ministero della Difesa, e un bonus mensile di “210 mila rubli”, pari a “2.250 euro”. A tutto questo si aggiunge una “ricompensa da 50 mila rubli” (536 euro) che si somma al pacchetto.
Ma è in caso di morte che lo Stato russo diventa davvero generoso. Il risarcimento per i familiari arriva a “13 milioni di rubli”, equivalenti a circa “143 mila euro”. La cifra è composta da “5 milioni e 160 mila rubli” come liquidazione diretta, “5,2 milioni” di indennità aggiuntiva e “3,4 milioni” distribuiti in parti uguali tra i parenti, secondo il piano assicurativo sottoscritto all’arruolamento. A ciò va aggiunta una “pensione di reversibilità”.
È un sistema di reclutamento che ha il volto del denaro e il retrogusto della disperazione. Non è un caso che “la perdita percentualmente più alta di soldati si registri tra i giovani della Buriazia”, una delle regioni più povere della Federazione, “quasi asiatica”, e con un “reddito pro capite tra i più bassi del Paese”.
Il meccanismo è cinico quanto efficace: “Putin fa gravare la spesa sui bilanci delle amministrazioni locali”, mentre i sindaci si arrangiano a reclutare nuovi kontraktniki promettendo stipendi sempre più alti e compensi record per chi non torna.
Dall’inizio di marzo, “il flusso dei volontari è aumentato ancora”, con “oltre 100 nuove reclute al giorno”. La guerra si combatte con le armi, ma la Russia di oggi la vince col portafoglio. E la morte ha un prezzo preciso, firmato, timbrato e calcolato in rubli.