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California contro i dazi. Altro che Hollywood: qui si gira un legal thriller contro Trump

Dazi alle stelle, posti di lavoro in fumo e ricorsi al tribunale federale: Gavin Newsom passa all’attacco. La California denuncia le politiche commerciali dell’ex presidente. Sul banco degli imputati, la guerra dei dazi.

In un angolo c’è il Golden State, colosso economico mascherato da Stato. Dall’altro, l’ex presidente che ha trasformato le relazioni internazionali in un rodeo di tariffe, tweet e muscoli. In mezzo, un foglio bollato e un’accusa pesante: i dazi imposti da Trump sono illegali e stanno facendo a pezzi l’economia californiana.

Il 16 aprile, Gavin Newsom — governatore con l’aria da attore e la mano da politico di razza — ha annunciato la mossa. Una causa depositata nel tribunale distrettuale del nord della California. Al suo fianco, il procuratore generale Rob Bonta. La linea è chiara: le tariffe imposte da Trump stanno gonfiando i prezzi, strangolando l’export e minacciando migliaia di posti di lavoro.

Una guerra commerciale? No. Una guerra legale. E stavolta, la sceneggiatura non la scrive Hollywood.

Dazi, minacce e carte bollate

Secondo Newsom, Trump avrebbe abusato dei poteri presidenziali. La legge consente di bloccare transazioni economiche in risposta a minacce esterne. Ma qui — dice la California — la minaccia non c’era. C’erano invece i dazi, decisi senza passare dal Congresso.

Insomma: più che un piano difensivo, una mossa di forza fatta passare per emergenza. E adesso, il governatore chiede che quelle tariffe vengano cancellate. Prima che facciano altri danni.

La vendetta delle noci

Perché la California ci tiene così tanto? Perché ha tutto da perdere. È la prima economia statale d’America, la quinta del mondo. Il cuore pulsante dell’export americano. Frutta, verdura, noci, vino, tecnologia, cinema: tutto parte da lì.

E tutto — oggi — costa di più. I dazi hanno generato una reazione a catena. I partner commerciali rispondono con altre tariffe. E la California, che vive vendendo fuori dai confini, si ritrova col portafogli più leggero e il magazzino pieno.

Newsom, nel frattempo, ha provato a convincere alcuni Paesi a esentare le merci californiane dalle ritorsioni. Ma accordi concreti, per ora, non se ne vedono.

Mattone e cartongesso sotto scacco

Il disastro non è solo nei campi. È anche nei cantieri. La crisi abitativa in California è nota: servono case, servono in fretta, servono a prezzi decenti. Ma i dazi hanno fatto schizzare verso l’alto i costi di materiali chiave: legname canadese, cartongesso messicano, elettrodomestici cinesi.

Dan Dunmoyer, presidente della California Building Industry Association, è chiaro: con questi prezzi, costruire è più lento e più caro. E la ricostruzione post-incendi, specie a Los Angeles, rallenta. Il sogno americano? Sempre più simile a una casa disegnata, ma mai costruita.

La politica si fa con le denunce

Non è solo una causa. È un segnale. Un colpo ben assestato al cuore del trumpismo economico. La California non ci sta a fare da bersaglio, e stavolta non parla: scrive, timbra, notifica.

Il finale, per ora, è aperto. Ma una cosa è chiara: quando i dazi colpiscono la più potente economia statale d’America, la risposta non è diplomatica. È una scena madre da legal thriller.

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