Non è stata una giornata semplice, né a Milano né nel resto d’Italia. Mentre le piazze si riempivano per celebrare il 25 aprile, le contestazioni ai danni della Brigata ebraica hanno avuto lo stesso copione da Nord a Sud, tra urla, insulti e uno scenario che si fa sempre più teso. Gruppi pro Palestina hanno alzato il tiro: cori, striscioni e bandiere di Hamas che hanno attraversato le manifestazioni da Roma a Torino, da Bologna a Napoli.
La lotta contro la Brigata ebraica
Il punto di rottura, come ormai succede da anni, è stato il passaggio della Brigata ebraica: striscioni contestati, simboli cancellati, cartelli strappati sotto la pressione degli slogan: “Palestina libera, fuori i sionisti dal corteo, Israele assassino”. In più di una città, i manifestanti sono riusciti a far togliere lo striscione con la stella di David, con l’accusa aperta di essere “complici della guerra a Gaza”.
Il clima non era solo quello della protesta, ma della tensione vera e propria: urla, spintoni, cori carichi d’odio e un antisemitismo che ormai non fa più neanche finta di nascondersi. Le bandiere di Hamas sventolate senza pudore sono la cartina di tornasole di un sentimento sempre più diffuso, che rischia di contaminare il senso stesso della memoria e della Liberazione.
Episodi come questi, ormai, non sono più un’eccezione ma la regola, con la Brigata ebraica presa di mira ovunque. La cronaca di quest’anno parla chiaro: il 25 aprile è diventato, anche, la giornata in cui l’odio verso Israele e verso gli ebrei trova la sua valvola di sfogo. Una deriva che, a ogni corteo, si fa sempre più visibile e inquietante.