Il blackout che ha paralizzato Spagna, Portogallo e parte del sud della Francia, esplodendo poco dopo le 12.30, ha colto milioni di persone nel pieno della giornata lavorativa. In molti casi, l’interruzione dell’energia elettrica non è ancora stata risolta e il disagio resta palpabile soprattutto nei centri nevralgici dei trasporti: i disservizi più gravi hanno colpito chi viaggiava sui treni ad alta velocità, bloccati per ore in mezzo al nulla, con le temperature all’interno dei vagoni che salivano fino a livelli insostenibili.
Testimonianze dal blackout
Come riporta Repubblica, Ivan Viegas, biologo marino dell’Università di Coimbra, racconta la sua esperienza: “Ero in laboratorio all’università, stavo lavorando quando la luce è saltata e tutto si è fermato. Ora siamo qui ad aspettare di capire cosa succederà, ascoltiamo le notizie dalla radio sui cellulari, e le conversazioni sono tutte su scorte di power bank, fornelli a gas contro quelli elettrici, kit di sopravvivenza. Anche prendere un caffè è diventato un problema per chi non ha contanti. Per fortuna, i pasti in mensa erano già pronti, così almeno abbiamo potuto mangiare, anche senza poter pagare”.
Dal versante spagnolo la situazione è simile. Maria, che lavora nella comunicazione a Madrid, risponde al telefono dal suo ufficio con un misto di incredulità e rassegnazione: “Mi sorprende che la chiamata sia arrivata, è tutta la mattina che provo a contattare i miei genitori e la linea non funziona. La gente è stupita ma non c’è panico, solo il traffico è completamente in tilt. I semafori sono fuori uso e c’è chi si improvvisa vigile, provando a gestire attraversamenti e incroci tra clacson e nervosismo”.
Nel frattempo, il blackout continua a dettare legge: in una giornata in cui anche il gesto più semplice – pagare un caffè, attraversare la strada, inviare un messaggio – diventa improvvisamente complicato.